Un Carro di Maddalena Venturi per Fetonte

Carro Agricolo dipinto da Maddalena Venturi

Anteprima de La caduta di Fetonte nelle terre alfonsine.

L’Associazione Dis-ORDINE DEI CAVALIERI DELLA MALTA E DI TUTTI I COLORI ex-allievi e insegnanti delle Scuole d’Arte di Ravenna e Provincia assieme a LABIRINTO EFFIMERO di Carlo Galassi di Alfonsine presentano alla Manifestazione Giardini&Terrazzi 2019 di Ravenna una installazione in collaborazione con l’apicultore Fausto Ridolfi. 

Il carro in mostra dal 27 al 29 settembre 2019 in Piazza del Popolo a Ravenna, è un plaustro romagnolo decorato a tempera da Maddalena Venturi 1860 – 1935, dipintrice di carri in Granarolo Faentino, un piccolo borgo di campagna particolarmente noto all’epoca in tutta la Romagna per la tradizionale produzione dei carri agricoli.

“L’ho veduta dipingere, Maddalena. Maddalena sta dritta accosto al carro così che sembra in soggezione, col viso basso. Guida il pennello sottile, e par che lo soffi, tanto è lieve il suo tocco . Ti ricorda il ramo, se appena muove l’ ombra del suolo, nel gioco del vento. I buoni occhi neri carezzano della lor luce i fiori e i volti che nascon via via dal miracolo del colore e del cuore: ed in quella luce ritrovi il sole di Dio, che feconda la terra, e d’una zolla scabra fa un bel giardino. L’arte di Maddalena è quella dei primitivi, ancora di quanto la tecnica celebrata altro non era che la semplice pura emozione dell’ anima. Non si guarda alla prospettiva, alla linea, ai piani, ai toni della sue pitture: un’anima sola ci vedi, che per passione è cantato, ecco una gioia calda di colori. da L.De Nardis, in “La Piè”, 1925

Luce, calore e potenza le stesse virtù ad attirare nella sfida il giovane Fetonte figlio di Apollo che ottiene dal padre il permesso di guidare il Carro del Sole col quale precipiterà rovinosamente a terra, leggenda narra nella foce dell’Eridano e per alcuni nelle terre alfonsine, a nord di Ravenna.

«Maggior paura non credo che fosse
quando Fetonte abbandonò li freni,
per che ‘l ciel, come pare ancor, si cosse;…»

Dante Alighieri – Divina Commedia, Inferno, Canto XVII

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