BUONE FESTE 2018 dal Dis-ORDINE

In conclusione del 2018 l’Associazione Dis-ORDINE ringrazia soci e amici per il vivo interesse e la partecipazione ai progetti e agli eventi organizzati.

Ci aspetta un 2019 ancora più intenso, a partire da gennaio, con i laboratori nelle scuole, sviluppi importanti per i progetti in corso e appuntamenti per nuove interessanti collaborazioni.

Si approfondiscono durante le festività i contatti con gli ex-allievi e le iniziative legate ai progetti più importanti come Il Dis-ORDINE A PORT’AUREA che in breve tempo ha raccolto in
confronto le testimonianze delle ultime quattro generazioni di mosaicisti ravennati in una collezione unica di 169 opere appena rientrata dal 12° Rencontres Internationales de Mosaique di Chartres http://dis-ordine.it/2018/10/21/dis-ordine-a-chartres/

Continuando a mantenere alta l’attenzione su questioni ancora sospese
http://www.ravennanotizie.it/articoli/2018/12/18/la-posta-dei-lettori-babbo-natale-aiutaci-a-riportare-cultura-e-arte-in-questa-ravenna-distratta.html, inviamo i nostri migliori auguri.

MANI D’ORO – Emanuela Monti

I #MOSAICI di EMANUELA MONTI
Palazzo Rasponi dalle Teste
7 DICEMBRE 2018 | 13 GENNAIO 2019

a cura di Dusciana Bravura

Personale dell’artista mosaicista EMANUELA MONTI (1968-2011), collaboratrice di Marco Bravura e Dusciana Bravura.
Il tema è quello dell’oggetto di (finta) oreficeria, prezioso e luminoso, ma giocato in scala macro o ispirato ironicamente alle maschere tribali e ai gioielli della corona d’Inghilterra. L’ispirazione, gioiosa e vitale, guarda all’arte Pop.

La cifra stilistica è quella del virtuosismo, con inserti di #micromosaico e pochissimi interstizi. L’artista con mano ferma compone un ductus musivo di estrema raffinatezza e complessità.
Sono opere prodotte per una urgenza personale, non pensate necessariamente per una mostra e presentate per la prima volta al pubblico.
La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e dal Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna.

– INAUGURAZIONE: venerdì 7 dicembre ore 17.30

– ORARI FERIALI: 15.00 – 18.00
– SABATO E FESTIVI: 11.00 – 18.00

CHIUSO IL 25 DICEMBRE E IL 1 GENNAIO
La mostra sarà aperta fino a domenica 13 gennaio.

MADRI di Sara Guberti

Inaugurazione Mercoledì 5 Dicembre 2018 alle ore 19.00

Bibliothè Contemporary Art – via Celsa 4/5 – ROMA

L’esposizione resterà aperta fino al 12 Gennaio 2018

Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00

Info: (+39) 06 6781427

https://www.facebook.com/events/366797900549412/

Appuntamento della rassegna Signum con un’opera unica di Sara Guberti.

MADRI

Testo di Vicki Noble

a cura di Francesco Gallo Mazzeo

con il coordinamento di Enzo Barchi

Signum

Francesco Gallo Mazzeo

Nome è l’impronta maggiore che si possa dare ad ogni giusta, vera,

persona, per portarla fuori dalla negatività, dalla assenza,intesa

come dispersione, dissolvimento, dovuto alla mancata nascita o

alla morte, della leva vocativa capace di sollevare caos in mondo e

nel caso specifico di suscitare, la quiddità, la personalità, la spiritualità,

che sta sul verbo, senza di cui non è possibile la parola, il lievito

di un pensiero, l’innalzarsi metafisico, astrattivo, sulla folla visibile.

Un assolvimento cronologico, storico, necessario, per dare fondazione

per dare alimento ad ogni furore, che possa essere profetico, che

possa essere rituale, che possa essere poetico, che possa essere passionaleimo

atto di nascita di invisibile che diventa visibile, di potenza che si fa atto.

Stile come cultura che è conoscenza e comprensione, come lo

sono storia e filosofia, unite insieme in una tensione asimmetrica,

a dare profondità nello stesso momento in cui s’aspira all’atto,

alla vocazione al gesto orientato, come premessa e conseguenza di

una conoscenza, che è confidenza verso l’ignoto, che continua ad

essere tale, anzi prosegue la sua distinzione in lungo e in largo,

tanto più, quanto più s’allunga un raggio di luce e il suo diametro.

Una conferma vale una lievitazione, che è una conseguenza della

vita e quindi della vitalità, che non cessa mai di dare segni, miti,

di quanto sia necessario avere radici, per innalzamento e per un

cammino, che deve diventare mappa,  perché tutto ciò che è vuoto 

deve sempre confrontare il noto con l’ignoto, perché poggia su entrambi

l’alternarsi di luce ed ombra, come essenzialità di ogni codice

che esige la forza tetragona dell’esegesi e la leggerezza dell’allegoria.

Poetica è affiancamento dell’effimero al sostanziale, lingua e parola,

più che mai essenziale, appartenente ad una metafisica delle conoscenze

che permette al contenitore spirituale di essere tale, diventando laboratorio

ideale e reale della fantasia, nelle sue oscillazioni sul bello che

è misura e simmetria, sul sublime che è infinitudine e ineffabilità,

ma che hanno in comune il tessuto stellare dell’armonia, che

permette al piccolo di stare col grande e allo sconfinato di colloquiare

con l’infinitesimale, in una misturazione alchemica e sapienziale.

Attualità come scorrimento, come temporalità, che per quanto

abbia virgole e punti e cronologia discontinua e non sistematica,

ha una sua propria scivolosità che fa percepire più come concettualità

che non come effettività, perché nel momento dell’accadimento non

è coscienza e quando diventa coscienza appartiene ad un passato,

appena accennato, ma ciò nonostante, inesorabile, all’imprescindibile.

Scoperta è la ribalta dell’inattesa, una illuminazione magica, altra,

nella misura temporale dell’ordinanza, originarietà di un cammino di idee

e continuità che sono coperte da polvere, da caligine, da colpe e chimere,

come le idee platoniche, vengono musicate, significate, visibilizzate,

tattilizzate, ammesse nel circolo delle virtù, che sono cardini per stare

nel mondo, da sole, nella verticalità della mistica e della leggerezza

come itineraria, nella orizzontalità, come salire montagne, andare

per stelle e incontrare se stessi in forma difforme, d’uno e di tutti.

E Pluribus unum, nel segno di una ricerca continua, di una scalare

immensa fede nell’universo, che contiene tutto e che muoviamo in

via psicologica, per aggiungerci ed affermare certezze, dell’hic et nunc,

mentre l’ignoto è in mezzo a noi, motore immobile, altro, oltre, di vita.

Nella confidenza che il tempo dei cicli stia concludendo, la rivoluzione

e alla fase di discente di Kali yuga nel segno dell’acquario e subentri

quello ascendente, verso l’intelligenza, la grazia, nel cuore del sapere.

Specchio, non significa immobilità, tutt’altro, vuol dire sguardo mobile,

magico, sulla transizione, sulla velocità di porta e trasporta, carro con

una carica di attualità, che spesso non permette una vera conoscenza,

ma una presentazione a mezzo ludico e tragico, in forma tremolante

di schemi che si affollano da tutte le parti, esaltando e deprimendo,

in forma plastica che non prevede assestamenti, perché lo spettacolo

continua, ma non è sempre lo stesso, non è più quello, uno qualsiasi.

L’unica cosa che sappiamo è appunto, che l’ignoto si espande, è grande,

sempre più grande e lo stesso concetto di perimetro diventa insignificante,

macinando teorie su teorie, metafore su metafore, annunciandoci

territorialità “assurde” energie oscure, rispetto a cui I tempi del cielo, della

volta celeste, del firmamento erano risposte a domande e non domande (…).

Enigma  come universo sconosciuto che contiene imprevisti, forme e

contenuti instabili, di cui non conosciamo l’origine, né il destino,

lo vediamo solo un tratto di percorso, troppo breve per conoscerlo,

ammesso che ci convenga farlo nostro e non averlo sempre come

fascinoso orizzonte in grado di scatenare la nostra fantasia e

non farla rinchiudere in una monade, senza più porte, né finestre.

É stato oro, è stato argento, è stato bronzo, continua ad

essere ferro, anche se lo chiamiamo in modi diversi, perché tratta

sempre dello smarrimento, in un sublime che si espande, si espande

e ci lascia con sempre nuovi interrogativi, perché tutto tende a

scivolare, ma verrà un giorno, un mese, un anno, per alzare lo sguardo .

Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come

la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e

riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra

e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti.

MADRI

Le invocazioni visive eseguite da Sara Guberti alla feroce dea indiana Kali sono attuali e originali, i suoi grandi dipinti esprimono una selvaggia energia devozionale senza tuttavia sacrificare un certo senso ironico dell’umorismo. La stessa Kali è un profondo paradosso, essendo conosciuta come una madre piena di compassione ma anche come una feroce forza distruttrice. Questa ambiguità di Creatrice-Distruttrice appartiene non solo a Kali, ma al concetto stesso di Dea in generale. I colori rosso, nero e bianco prediletti dalla Guberti sono comuni alle culture matriarcali e indigene di tutto il mondo, si riferiscono alla Divinità Antenata Femminile. “Nascita, morte e rigenerazione” è stata la frase usata dalla studiosa di origine lituana-americana Marija Gimbutas per descrivere la Dea della vecchia Europa; scavi archeologici in Grecia e nei Balcani hanno rivelato la pacifica preistoria matriarcale che esisteva prima della nascita di qualsiasi stato patriarcale. Questa antica “Civiltà della Dea” si sviluppò lungo il Danubio in quella che veniva definita da Gimbutas come “Vecchia Europa”, sostenitrice di una organizzazione sociale egualitaria, centrata sulla donna, per quattromila anni prima che ondate di invasori indoeuropei la debellassero.

Guberti ama giocare con la scrittura, che è anche in sintonia con le prime culture della Dea della Vecchia Europa, dove il testo veniva usato per decorare figure femminili, ceramiche, pesi da telaio e spirali del fuso fin dal primo periodo. Il testo indecifrato del Danubio è considerato come sacro; a differenza delle scritture successive dell’Egitto e dei Sumeri, la vecchia scrittura europea non veniva usata per mantenere una traccia di ciò che era tenuto nei magazzini o scambiato attraverso il commercio. La vecchia scrittura europea ha una sorprendente somiglianza con la famosa “Scrittura dell’Indo” della civiltà della Valle dell’Indo-Sarasvati, iniziata in epoca preistorica e poi evolutasi in una fiorente cultura urbana nel terzo millennio avanti Cristo.

Vicki Noble autrice del libro : Il risveglio della Dea

BIOGRAFIA

Sara Guberti si è diplomata all’istituto d’arte per il mosaico sucessivamente all’Accademia di Belle arti di Bologna Clementina con la tesi : IKCON, la diluizione del tempo nell’arte spirituale e l’artista contemporaneo. Immagini visibili e invisibili. L’aspetto spirituale è sempre stato per l’artista di fondamentale importanza sia nella ricerca artistica che nella vita. Ha vissuto diversi anni in India tra Benares e Mumbai oscillando tra i mondi materici e conoscendo parte di quelli spirituali.

È interessata da diversi anni nella ricerca del reale potenziale femminile, estorcendolo dall’ impianto sociale che in molti luoghi nel mondo lo vuole assente.

La ricerca artistica iniziò quando scoprì che nel passato tutte le Madonne erano tutte nere, erano il simbolo della terra fertile erano sciamane artiste e lungimiranti e che l’ordine religioso le cambiò verniciandole con la belle rosea dandole la valenza sociale rivolta allo spirituale e alla castità.

Da quell’anedotto si aprì la ricerca e trasversalmente trovò che altri ordini religiosi avevano fatto lo stesso gioco per tenere il potere in quanto la donna aveva la facoltà di decidere molto sulla vita e aveva caratteristiche non facili da raggiungere.

Erano artiste, lungimiranti libere e si aiutavano nei segreti che la vita quando partorivano.

Le donne a differenza del maschile si riconoscono, sono diramate tra di loro, portano dentro la memoria quello che hanno vissuto le altre.

Per loro non è facile uccidere partorivano i figli per il mondo. Gli ordini religiosi con metodologie diverse cercarono di riabassare la forza femminile tanto da subordinarla al maschile e le donne cominciarono a fare i figli degli uomini. Istigando al senso di colpa, l’infibulazione, ai vestiari che non le rappresentassero ma le annullassero.

Queste decisioni portarono il maschile e il femminile in serio sbilanciamento e fu rotta la chiave di evoluzione che e’ necessaria per essere serena e felice .

Le due parti non comunicavano più in fratellanza e neanche oggi in molte zone del mondo.

Questa ripercussione dove vede il maschile prendere le decisioni più importanti a livello politico e sociale mancano spesso di sana visione di protezione al prossimo e di distribuzione delle risorse che la nostra madre terra ci dona con voce silente.