
Inaugurazione Mercoledì 5 Dicembre 2018 alle ore 19.00
Bibliothè Contemporary Art – via Celsa 4/5 – ROMA
L’esposizione resterà aperta fino al 12 Gennaio 2018
Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Info: (+39) 06 6781427
https://www.facebook.com/events/366797900549412/
Appuntamento della rassegna Signum con un’opera unica di Sara Guberti.
MADRI
Testo di Vicki Noble
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
con il coordinamento di Enzo Barchi
Signum
Francesco Gallo Mazzeo
Nome è l’impronta maggiore che si possa dare ad ogni giusta, vera,
persona, per portarla fuori dalla negatività, dalla assenza,intesa
come dispersione, dissolvimento, dovuto alla mancata nascita o
alla morte, della leva vocativa capace di sollevare caos in mondo e
nel caso specifico di suscitare, la quiddità, la personalità, la spiritualità,
che sta sul verbo, senza di cui non è possibile la parola, il lievito
di un pensiero, l’innalzarsi metafisico, astrattivo, sulla folla visibile.
Un assolvimento cronologico, storico, necessario, per dare fondazione
per dare alimento ad ogni furore, che possa essere profetico, che
possa essere rituale, che possa essere poetico, che possa essere passionaleimo
atto di nascita di invisibile che diventa visibile, di potenza che si fa atto.
Stile come cultura che è conoscenza e comprensione, come lo
sono storia e filosofia, unite insieme in una tensione asimmetrica,
a dare profondità nello stesso momento in cui s’aspira all’atto,
alla vocazione al gesto orientato, come premessa e conseguenza di
una conoscenza, che è confidenza verso l’ignoto, che continua ad
essere tale, anzi prosegue la sua distinzione in lungo e in largo,
tanto più, quanto più s’allunga un raggio di luce e il suo diametro.
Una conferma vale una lievitazione, che è una conseguenza della
vita e quindi della vitalità, che non cessa mai di dare segni, miti,
di quanto sia necessario avere radici, per innalzamento e per un
cammino, che deve diventare mappa, perché tutto ciò che è vuoto
deve sempre confrontare il noto con l’ignoto, perché poggia su entrambi
l’alternarsi di luce ed ombra, come essenzialità di ogni codice
che esige la forza tetragona dell’esegesi e la leggerezza dell’allegoria.
Poetica è affiancamento dell’effimero al sostanziale, lingua e parola,
più che mai essenziale, appartenente ad una metafisica delle conoscenze
che permette al contenitore spirituale di essere tale, diventando laboratorio
ideale e reale della fantasia, nelle sue oscillazioni sul bello che
è misura e simmetria, sul sublime che è infinitudine e ineffabilità,
ma che hanno in comune il tessuto stellare dell’armonia, che
permette al piccolo di stare col grande e allo sconfinato di colloquiare
con l’infinitesimale, in una misturazione alchemica e sapienziale.
Attualità come scorrimento, come temporalità, che per quanto
abbia virgole e punti e cronologia discontinua e non sistematica,
ha una sua propria scivolosità che fa percepire più come concettualità
che non come effettività, perché nel momento dell’accadimento non
è coscienza e quando diventa coscienza appartiene ad un passato,
appena accennato, ma ciò nonostante, inesorabile, all’imprescindibile.
Scoperta è la ribalta dell’inattesa, una illuminazione magica, altra,
nella misura temporale dell’ordinanza, originarietà di un cammino di idee
e continuità che sono coperte da polvere, da caligine, da colpe e chimere,
come le idee platoniche, vengono musicate, significate, visibilizzate,
tattilizzate, ammesse nel circolo delle virtù, che sono cardini per stare
nel mondo, da sole, nella verticalità della mistica e della leggerezza
come itineraria, nella orizzontalità, come salire montagne, andare
per stelle e incontrare se stessi in forma difforme, d’uno e di tutti.
E Pluribus unum, nel segno di una ricerca continua, di una scalare
immensa fede nell’universo, che contiene tutto e che muoviamo in
via psicologica, per aggiungerci ed affermare certezze, dell’hic et nunc,
mentre l’ignoto è in mezzo a noi, motore immobile, altro, oltre, di vita.
Nella confidenza che il tempo dei cicli stia concludendo, la rivoluzione
e alla fase di discente di Kali yuga nel segno dell’acquario e subentri
quello ascendente, verso l’intelligenza, la grazia, nel cuore del sapere.
Specchio, non significa immobilità, tutt’altro, vuol dire sguardo mobile,
magico, sulla transizione, sulla velocità di porta e trasporta, carro con
una carica di attualità, che spesso non permette una vera conoscenza,
ma una presentazione a mezzo ludico e tragico, in forma tremolante
di schemi che si affollano da tutte le parti, esaltando e deprimendo,
in forma plastica che non prevede assestamenti, perché lo spettacolo
continua, ma non è sempre lo stesso, non è più quello, uno qualsiasi.
L’unica cosa che sappiamo è appunto, che l’ignoto si espande, è grande,
sempre più grande e lo stesso concetto di perimetro diventa insignificante,
macinando teorie su teorie, metafore su metafore, annunciandoci
territorialità “assurde” energie oscure, rispetto a cui I tempi del cielo, della
volta celeste, del firmamento erano risposte a domande e non domande (…).
Enigma come universo sconosciuto che contiene imprevisti, forme e
contenuti instabili, di cui non conosciamo l’origine, né il destino,
lo vediamo solo un tratto di percorso, troppo breve per conoscerlo,
ammesso che ci convenga farlo nostro e non averlo sempre come
fascinoso orizzonte in grado di scatenare la nostra fantasia e
non farla rinchiudere in una monade, senza più porte, né finestre.
É stato oro, è stato argento, è stato bronzo, continua ad
essere ferro, anche se lo chiamiamo in modi diversi, perché tratta
sempre dello smarrimento, in un sublime che si espande, si espande
e ci lascia con sempre nuovi interrogativi, perché tutto tende a
scivolare, ma verrà un giorno, un mese, un anno, per alzare lo sguardo .
Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come
la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e
riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra
e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti.
MADRI
Le invocazioni visive eseguite da Sara Guberti alla feroce dea indiana Kali sono attuali e originali, i suoi grandi dipinti esprimono una selvaggia energia devozionale senza tuttavia sacrificare un certo senso ironico dell’umorismo. La stessa Kali è un profondo paradosso, essendo conosciuta come una madre piena di compassione ma anche come una feroce forza distruttrice. Questa ambiguità di Creatrice-Distruttrice appartiene non solo a Kali, ma al concetto stesso di Dea in generale. I colori rosso, nero e bianco prediletti dalla Guberti sono comuni alle culture matriarcali e indigene di tutto il mondo, si riferiscono alla Divinità Antenata Femminile. “Nascita, morte e rigenerazione” è stata la frase usata dalla studiosa di origine lituana-americana Marija Gimbutas per descrivere la Dea della vecchia Europa; scavi archeologici in Grecia e nei Balcani hanno rivelato la pacifica preistoria matriarcale che esisteva prima della nascita di qualsiasi stato patriarcale. Questa antica “Civiltà della Dea” si sviluppò lungo il Danubio in quella che veniva definita da Gimbutas come “Vecchia Europa”, sostenitrice di una organizzazione sociale egualitaria, centrata sulla donna, per quattromila anni prima che ondate di invasori indoeuropei la debellassero.
Guberti ama giocare con la scrittura, che è anche in sintonia con le prime culture della Dea della Vecchia Europa, dove il testo veniva usato per decorare figure femminili, ceramiche, pesi da telaio e spirali del fuso fin dal primo periodo. Il testo indecifrato del Danubio è considerato come sacro; a differenza delle scritture successive dell’Egitto e dei Sumeri, la vecchia scrittura europea non veniva usata per mantenere una traccia di ciò che era tenuto nei magazzini o scambiato attraverso il commercio. La vecchia scrittura europea ha una sorprendente somiglianza con la famosa “Scrittura dell’Indo” della civiltà della Valle dell’Indo-Sarasvati, iniziata in epoca preistorica e poi evolutasi in una fiorente cultura urbana nel terzo millennio avanti Cristo.
Vicki Noble autrice del libro : Il risveglio della Dea
BIOGRAFIA
Sara Guberti si è diplomata all’istituto d’arte per il mosaico sucessivamente all’Accademia di Belle arti di Bologna Clementina con la tesi : IKCON, la diluizione del tempo nell’arte spirituale e l’artista contemporaneo. Immagini visibili e invisibili. L’aspetto spirituale è sempre stato per l’artista di fondamentale importanza sia nella ricerca artistica che nella vita. Ha vissuto diversi anni in India tra Benares e Mumbai oscillando tra i mondi materici e conoscendo parte di quelli spirituali.
È interessata da diversi anni nella ricerca del reale potenziale femminile, estorcendolo dall’ impianto sociale che in molti luoghi nel mondo lo vuole assente.
La ricerca artistica iniziò quando scoprì che nel passato tutte le Madonne erano tutte nere, erano il simbolo della terra fertile erano sciamane artiste e lungimiranti e che l’ordine religioso le cambiò verniciandole con la belle rosea dandole la valenza sociale rivolta allo spirituale e alla castità.
Da quell’anedotto si aprì la ricerca e trasversalmente trovò che altri ordini religiosi avevano fatto lo stesso gioco per tenere il potere in quanto la donna aveva la facoltà di decidere molto sulla vita e aveva caratteristiche non facili da raggiungere.
Erano artiste, lungimiranti libere e si aiutavano nei segreti che la vita quando partorivano.
Le donne a differenza del maschile si riconoscono, sono diramate tra di loro, portano dentro la memoria quello che hanno vissuto le altre.
Per loro non è facile uccidere partorivano i figli per il mondo. Gli ordini religiosi con metodologie diverse cercarono di riabassare la forza femminile tanto da subordinarla al maschile e le donne cominciarono a fare i figli degli uomini. Istigando al senso di colpa, l’infibulazione, ai vestiari che non le rappresentassero ma le annullassero.
Queste decisioni portarono il maschile e il femminile in serio sbilanciamento e fu rotta la chiave di evoluzione che e’ necessaria per essere serena e felice .
Le due parti non comunicavano più in fratellanza e neanche oggi in molte zone del mondo.
Questa ripercussione dove vede il maschile prendere le decisioni più importanti a livello politico e sociale mancano spesso di sana visione di protezione al prossimo e di distribuzione delle risorse che la nostra madre terra ci dona con voce silente.