L’eleganza dell’essere distesi

L’ELEGANZA DI ESSERE DISTESI – VIDEO
Di solito un albero dona e qui mi trovo invece di fronte “all’Albero della Vita”, che si dona. Perché l’essere distesi è qualcosa o qualcuno che si offre senza difese. C’è un’eleganza immensa nell’essere e nell’andare all’altezza della terra per ascoltarne il respiro.

Gli alberi sono Dei, scesi dal cielo per renderci felici e qui, sotto i miei piedi, c’è l’albero della vita.
E come accade nella realtà contiene il bene e il male, la bellezza, l’inquietudine, la paura. Mi ricorda l’Angelus Novus di Paul Klee. Anche qui il passato, con le sue immagini primarie, è l’altra faccia del presente -è il presente che genera dal suo interno il proprio passato- come lo stiamo vivendo ora.

Nel Parco della Pace non è il solo mosaico, eppure è quello che ha scatenato nella mia mente la volontà potente di indagarne i contenuti, di contraccambiare, di conversare con lui e tentare risposte. Avrebbe la necessità urgente di essere restaurato. Perde pezzi; si trova nelle nostre stesse condizioni, in un’epoca di rapida decadenza: tutta questa gente che non trova un posto di pace nel mondo.

In questo momento l’albero della vita è ricoperto da un tappeto d’autunno e con un piede ne sposto le foglie, cadute dal possente albero che delimita la scena.
Rivelo piano piano le immagini e ascolto il fruscio delle foglie e del vento.
La mia azione riporta in luce animali primordiali e una umanità che si piega sotto il peso dei rami di questa vita così complicata e dolente. Nell’abbandono della posizione eretta, nell’inchinarmi avverto il richiamo dell’andare stesa per ascoltare il respiro della terra e della mia anima. Il mio corpo diventa figura tra le figure e ne divento la custode testarda e ostinata.

Ora moltiplico l’azione, non più io sola, ma gli e le studenti della V A del Liceo Classico “Dante Alighieri” che già nello scorso anno scolastico si sono impegnati nello studio di tutte le grandi opere del Parco della Pace. Guidati da alcune amiche ballerine, ripetono i gesti che ho così lungamente visto e ascoltato.

L’ azione inizia con i passi che scoprono le immagini.
Quando l’albero ritornerà completamente alla luce ragazze e ragazzi – più sono e meglio è – si prendono per mano e iniziano a girare in tondo prima piano poi più velocemente fino al lasciarsi “andare” a ripiegarsi su se stessi e stendersi e così stesi andare a riformare l’albero della vita.

L’azione è accompagnata da una voce narrante che legge e non recita, e da musicisti con strumenti a percussione oppure che riprendono il suono del vento e delle foglie rimosse.
Come ho fatto per gli altri eventi non ho usato mezzi che possono inquinare un ambiente già molto inquinato.

Il luogo
L’Albero della Vita di Mimmo Paladino è stato realizzato da ex-allieve e allievi dell’Istituto d’Arte per il Mosaico ‘Gino Severini’ di Ravenna e si trova nel Parco della Pace.
Attorno, altre opere monumentali di artisti italiani ed europei realizzate a mosaico da maestranze ravennati, fanno di questo parco un museo all’aperto e uno dei primi musei che con la raffigurazione della pace e con le diverse nazionalità degli artisti racconta la volontà di una Europa unita nell’arte.
Desidero ricordare Isotta Fiorentini Roncuzzi, una grande donna, che con tanta passione ha voluto e seguito la realizzazione di questo parco.

Elena Pagani, una mia amica, che insegna progettazione e laboratorio di mosaico, ha collaborato alla realizzazione del mosaico da “cartone” di Mimmo Paladino. Ecco un brano del suo intervento sul settimanale Ravenna e dintorni del 2019:
“.. erano gli anni ‘80. Gli stessi anni in cui si realizzavano i grandi mosaici per il Parco della Pace. Un momento aureo per il mosaico contemporaneo, con iniziative di stampo ravennate, grazie all’entusiasmante tenacia di Isotta Fiorentini Roncuzzi. Tantissimi i mosaicisti ravennati coinvolti. Alcuni partirono per raggiungere gli artisti all’estero, nei loro rispettivi studi per dare il loro

contributo alla stesura dei progetti e realizzare parti dei mosaici. Esperienze uniche come la collaborazione con Edda Mally. A Ravenna, in un laboratorio allestito temporaneamente all’interno di Palazzo Verdi in via Pasolini, un gruppo di 15 giovani ex-allievi dell’Istituto d’Arte realizzano il grande mosaico dell’Albero della Vita, su “cartone” di Mimmo Paladino. Era il 1986. Il progetto misurava 30 x 42 cm. Fu un lavoro di squadra immenso, oltre ogni individualismo: 300 metri quadrati di mosaico pavimentale. Un confronto a più mani con la guida dei maestri mosaicisti e un momento di aggregazione importante che ha segnato il percorso di molti della mia generazione, rimasti legati all’ambiente del mosaico”.

Il parco si trova a circa un chilometro dal centro della città. È circondato da edifici scolastici e da abitazioni. Potrebbe essere un luogo ricco di iniziative culturali e artistiche.
Invece niente di niente. Il nulla, il vuoto, l’assenza, l’oblio.
Nessuna indicazione, i nomi degli artisti non si leggono più. Neanche un turista. Questo itinerario è ignorato anche dalle guide della città. Assente una bacheca che ne descriva le origini e le ragioni artistiche e umanitarie.

Solo qualche passante che, attraversandolo, accorcia la strada. E soprattutto i mosaici da lungo tempo chiedono aiuto, perdono tessere e il mio preferito è traballante. Fino ad ora è stata restaurata solo un’opera, poi di nuovo, tutto in abbandono
Mariella Busi De Logu

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